lunedì 25 febbraio 2013

Le Dolomiti

Le Dolomiti sono una catena montuosa di indescrivibile bellezza, estesa lungo il versante meridionale delle Alpi Orientali, nell’Italia Nord–Est, nelle province di Trento, Bolzano, Belluno, Pordenone ed Udine.

I principali gruppi dolomitici sono: il Catinacco d’Antermoia, il Sassolungo, il Latemar, le Pale di San Martino, la Marmolada, il Brenta, le Tre Cime di Lavaredo, il Pelmo, L’Antelao, il Cristallo, le Tofane, il Sorapis e il Civetta. 
L’essenza profonda delle Dolomiti sta nelle rocce e negli eventi straordinari che le hanno plasmate. Il loro sorprendente scenario è perciò il risultato della particolare storia geologica, che risale a 280 milioni di anni fa quando, fra Europa ed Africa, c’era un grande mare tropicale, nel quale si depositarono grandi quantità di sedimenti. Intense attività vulcaniche si accompagnarono a fenomeni di deposizione di innumerevoli organismi corallini, madrepore e conchiglie di molluschi e resti di alghe. Questi immensi strati di depositi marini hanno subìto, nell’era archeologica terziaria, un sollevamento orogenetico che ha generato questa dorsale montuosa, insieme naturalmente alla catena Alpina ed Appenninica ed alle altre grandi catene europee ed asiatiche. Perciò le Dolomiti hanno rappresentato, per la ricerca geologica, un’area di riferimento mondiale per la loro ricchezza, accessibilità e per la chiarezza con cui i fenomeni geologici sono direttamente osservabili. L’alternanza di rocce sedimentarie dure, con altre più facilmente erodibili ha determinato una varietà morfologica dei rilievi dolomitici, perché il lavorìo delle piogge, del gelo, del ghiaccio, del vento e del sole ha disgregato la roccia friabile e ha lasciato quella indistruttibile, creando forme suggestive, varie ed inattese: torri, pinnacoli, campanili, guglie, ma anche ballatoi, altopiani, cenge, nonché i cosiddetti detriti di falda ai piedi delle pareti rocciose.


La roccia che compone le Dolomiti è un bicarbonato di calcio e di magnesio CaMg(CO3)2, chiamato dolomia dal nome del geologo francese Deodat de Dolomieu (1750-1801), che, per primo, le studiò e le fece conoscere al mondo scientifico. Altri importanti estimatori di questi rilievi sono stati Goethe, che le ammirò numerose volte, specie il Catinaccio e il noto pittore bellunese Tiziano che, due secoli e mezzo prima, da questi vette natìe, da questa tavolozza di colori, trasse ispirazione per le sue opere. Infatti, queste montagne sono estremamente cangianti nei colori e offrono uno spettacolo unico al mondo: bianche al mattino, quando la prima luce del sole le illumina, gravi e solenni quando si addensano le nubi della bufera, rosse infuocate di sera quando il sole tramonta, grigie e silenziose nell’ora della quiete della notte, nella quale si fondono con la volta celeste.
Queste vette hanno avuto da sempre un enorme impatto sull’immaginazione popolare; l’imponenza di questi giganti di pietra ha ispirato, nelle popolazioni che vi abitano, un mondo leggendario ed epico. Numerose sono le leggende suggestive che si originano da questo ambiente fiabesco e dai personaggi che lo animano: elfi, gnomi, nani, fate, streghe, re e regine.


Nella riunione del Comitato del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura, tenutasi a Siviglia il 26 giugno del 2009, queste aree montuose sono state iscritte nella lista del Patrimonio mondiale, per la loro bellezza ed unicità paesaggistica e per l’importanza scientifica a livello geologico e geomorfologico e le ha considerate di valore universale per l’ Umanità.
Con 44 siti, l’Italia è il Paese con il maggior numero di beni patrimonio dell’Umanità. Attualmente solo due di questi sono iscritti come beni naturali, le isole Eolie e le Dolomiti, mentre tutti gli altri sono siti culturali.
Milena Chistè




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